INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE FIALS, GIUSEPPE CARBONE, SULLA RECENTE MANOVRA ECONOMICA GOVERNATIVA.
La crisi economica ha imposto al Governo Berlusconi una correzione dei conti pubblici con la recente manovra economica che non poteva essere rinviata. Quale il giudizio della FIALS?
Un giudizio fortemente critico e negativo. Misure ingiuste che non ci sorprendono.
Non abbiamo messo in discussione la necessità della manovra ma non riusciamo a comprendere e a digerire il perché si finisce sempre per toccare i dipendenti pubblici ai quali si richiedono sacrifici impossibili in tema previdenziale con le nuove finestre mobili o scorrevoli o con frenate brusche sulle liquidazioni o come, in modo violento e cruente, sui tagli agli stipendi futuri che come ha osservato l’illustre professionista del lavoro, il Prof. Carlo dell’Arringa, ex Presidente ARAN, incidono sulla “carne viva” del dipendente pubblico. Una manovra, io credo, iniqua e sbilanciata verso i dipendenti pubblici.Quali le considerazioni sulla non equità della manovra.
Non vengono minimamente toccati i redditi medio alti dei professionisti, dei datori di lavoro, degli industriali, dei commercianti.
Non a loro un euro di sacrificio anche se percepissero reddito inferiore o superiore a 300 – 400 mila euro annui; ma la bufera, la stangata, la manovra strutturale iniqua e vergognosa è scaricata solo sui redditi dei lavoratori dipendenti con appena un reddito mensile di 1.200 euro.
Questo ci fa arrabbiare e non riusciremo mai a digerirlo finché non ci saranno i cambiamenti dovuti.
Da parte del Governo si osserva che i dipendenti pubblici hanno una retribuzione notevolmente superiore ai lavoratori del privato e che è cresciuta, con gli ultimi contratti nazionali, superiore all’indice reale di inflazione.
Solo scuse e falsità. Il dato sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, rispetto al privato o alla stessa inflazione, è del tutto falsato.
Nella media retributiva dei dipendenti pubblici dei diversi comparti sono state considerate le voci stipendiali dei dirigenti e di quanti, pur appartenendo, alla Pubblica Amministrazione, non è personale contrattualizzato.
Mi riferisco ai magistrati ordinari, agli amministrativi e contabili, agli avvocati e procuratori dello stato, il personale della carriera prefettizia, tutti con elevatissimi stipendi che nella media con gli altri dipendenti pubblici determinano, per questi ultimi, una retribuzione superiore ai lavoratori del privato.
I dipendenti pubblici dei diversi comparti, ed il Ministro Tremonti lo sa bene come lo stesso Ministro Brunetta, sono quelli che in Europa percepiscono gli stipendi più bassi.
Quali gli effetti sul blocco dei rinnovi contrattuali per il triennio 2010 – 2012 per i dipendenti della sanità ed in generale per tutti quelli della Pubblica Amministrazione?
Il rinnovo dei contratti di tutti i dipendenti pubblici per il triennio 2010/2012 viene annullato completamente con una perdita secca di oltre 2 mila euro nel triennio, di futuri aumenti economici triennali per il personale del comparto, come per gli altri dipendenti pubblici ed oltre 5 mila per i dirigenti.
Viene infatti stabilito che non vi sarà alcun recupero. L’unica eccezione è costituita dalla erogazione della indennità di vacanza contrattuale di appena 20 euro medi mensili a fine triennio contrattuale.
Gli effetti negativi si ripercuoteranno, senza alcun dubbio, sull’economia reale del nostro Paese con una forte riduzione della spesa da parte dei dipendenti pubblici, mettendo in ginocchio tutto l’indotto del commercio, dell’edilizia, dell’artigianato e dei servizi del terziario.
A questo si accompagnerà, sicuramente, l’escalation delle tasse ai cittadini e alle famiglie da parte delle Regioni e Comuni, a causa dei forti tagli dettati dalla manovra che si ripercuoteranno sui servizi pubblici, impoverendo, ancor di più, le retribuzioni mensili congelate, in un momento in cui le stesse famiglie sono state costrette e chiamate a pagare contributi anche nelle scuole pubbliche per la cancelleria, il sapone, la carta igienica, la mensa,ecc.
Il blocco triennale dei contratti dei pubblici dipendenti avrà effetto sulla riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione la recente legge 150/09?
Sicuramente. Il primo effetto sarà che gli obiettivi della riforma Brunetta sulla meritocrazia, sui sistemi di produttività, sulle selezioni sarà accantonato nei cassetti fino alla stipula dei prossimi rinnovi contrattuali per il triennio 2013 – 2015 e quindi per almeno altri quattro anni si continuerà con i sistemi premianti e meritocratici attuali.
Un governo, un ministro che avevano fatto della loro riforma sulla pubblica amministrazione una bandiera simbolo dell’efficienza e della lotta allo spreco, con questa manovra l’hanno subito ammainata.
Il conseguente risultato favorirà, ancora una volta, quegli amministratori della cosa pubblica disonesti che potranno continuare a sperperare il danaro pubblico senza alcun effettivo controllo e senza che venga tolta la retribuzione in caso di gestione negativa ed improduttiva con i consueti buchi o voragine di deficit economico.
Quali le possibilità di una crescita retributiva delle retribuzioni dei dipendenti pubblici con gli attuali meccanismi dei contratti integrativi aziendali in presenza del blocco dei contratti nazionali?
Con la lotta agli sprechi favorendo un recupero di economie da ridistribuire sui premi incentivanti e sulla maggiore efficienza dei servizi.
Un concetto e non solo, ma una politica contrattuale che la FIALS sta portando avanti da mesi e che diveniva il motore propulsore della proposta contrattuale per il triennio 2010 – 2012 nel comparto sanità concertato anche la categoria della dirigenza medica ed SPTA.
Può essere più esplicito nella proposizione?
La contrattazione integrativa aziendale costituisce un volano per ricercare forme di maggiore organizzazione del lavoro, di maggiore efficienza, uno strumento per incidere sugli sprechi, sulle voci improduttive di gestione.
Lo spreco in sanità è il risultato di cattiva gestione delle risorse economiche, che non è accettabile in questo periodo di crisi globale.
Si pensi alla sanità privata dove l’illecito è enorme ed è in crescita costante.
Non esiste una sanità privata visto che l’attuale sistema sanitario nazionale mette sullo stesso piano pubblico e privato convenzionato e non presenta alcuna concorrenza o alternativa.
Non vi è alcun obiettivo comune di competizione positiva al fine di esprimere al meglio la “produzione sanitaria”.
I DRG corrisposti sono gli stessi della sanità pubblica.
I privati hanno interesse a fare utili, così si concentrano sulle attività che consentono i maggiori rimborsi dalle regioni: penso a chirurgia, trapianti, ortopedia, al fiume di introiti nelle riabilitazioni e geriatrie.
Un viaggio continuo per gli anziani, da una clinica all’altra, ma quando il caso diventa acuto subito la corsa in ospedale pubblico. La pediatria che consente di guadagnare molto meno non è appetitosa dai privati.
Gli interessi economici che si toccano nella sanità privata sono enormi e le cronache quotidiane, riportate dai mass media nelle varie regioni, derivanti dagli accreditamenti facili, alle stesse fatturazioni, sono la dimostrazione di un giro vorticoso, immorale ed inaccettabile quando, nello stesso tempo, il Governo con questa manovra blocca il rinnovo dei contratti per i pubblici dipendenti come quelli del Servizio Sanitario Nazionale.
Mi sbaglio oppure è reale che i cittadini hanno espresso valutazioni certamente non positive sulla sanità pubblica?
Se la sanità privata è divenuta il pozzo di San Patrizio nell’accaparrarsi una grossa fetta delle risorse economiche, la sanità pubblica non è da meno negli sprechi, nella inefficienza e nella stessa immoralità.
Mentre il personale opera “con dedizione“ nella sanità, vi sono caste che arrecano danni patrimoniali ingenti. L’attività illecita nel settore della Sanità si manifesta attraverso molteplici tipologie di condotte illecite quali ad esempio:
· strutture specializzate costruite e mai usate;
· acquisto di sofisticate apparecchiature lasciate inutilizzate per anni, talvolta sino al loro degrado;
· lavori infiniti per ristrutturare ospedali, i mancati completamenti oppure le mancate o inadeguate ristrutturazioni o spesse volte la mancata loro utilizzazione;
· tangenti per appalti;
· incarichi illegittimi conferiti a personale estraneo alle aziende sanitarie; si pensi alle numerose consulenze, attività, tra l’altro, che possono benissimo essere svolte dai dipendenti in servizio;
· acquisti non autorizzati di apparecchiature medicali;
· le irregolarità sulle doppie e/o fraudolenti fatturazioni;
· la politica di spesa dei medici di base che, a volte, é fonte incontrollabile in quella farmaceutica e nella diagnostica strumentale;
· le irregolari concessioni di accreditamento e gestioni di case di cura convenzionate;
· gli irregolari rimborsi alla sanità privata convenzionata (case di cura, laboratori di diagnostica strumentale, ecc) sulle prestazioni erogate oltre il tetto finanziato di spesa;
· il fenomeno, economicamente voraginoso, delle esternalizzazione dei servizi di pulizia, portierato, lavanderia, mensa, smaltimento dei rifiuti speciali, ecc.
Le ultime stime prevedono un minimo di 20 miliardi di euro all’anno di spreco nella sanità – una intera manovra finanziaria – che si ripercuote negativamente sull’efficienza dei servizi sanitari con forti lamentele e giudizi non certamente positivi dei cittadini, anche se la sanità pubblica rimane, ancora, l’unica certezza di un diritto sanitario.
Come incidere in questo panorama e quali le proposte della FIALS che possano trovare nella contrattazione integrativa aziendale una valvola di sfogo per alimentare le retribuzioni dei dipendenti?
Essere convinti, prima di tutto, che sia possibile stabilire obiettivi di recupero di risorse economiche per destinarle, in percentuale, al miglioramento dell’efficienza della sanità pubblica e all’aumento degli stipendi dei dipendenti della sanità.
Nella riforma Brunetta – d.l.vo 150/09 – vi è un articolo che concede la possibilità che il 30 per cento delle economie derivanti dalla lotta allo spreco, alla maggiore efficienza organizzativa, vada destinata a premiare la produttività.
Permane, quindi, la possibilità di ottenere miglioramenti economici in questo triennio, introducendo, emendamenti all’attuale decreto legge della manovra economica, già in gazzetta ufficiale, ma che deve essere convertita in legge entro 60 giorni.
Introdurre, nel contesto legislativo, sistemi e meccanismi che vadano a recuperare risorse economiche nell’ambito di una gestione più corretta, ma soprattutto, introdurre la – questione etica e morale – nel Servizio Sanitario, sia esso nazionale, regionale e locale, sia esso pubblico o privato convenzionato.
Al di là dei controlli severi e tempestivi, da parte della magistratura e della finanza, come della stessa Corte dei Conti per contrastare i fenomeni fraudolenti, sarebbe necessario emendare il decreto legge con dettati e norme che amplino le garanzie di correttezza e trasparenza e che diano la possibilità, anche, alle OO.SS., di trovare un percorso comune con il Governo, le Regioni e le Aziende Sanitarie.
Un nuovo sistema che preveda confronti mirati e concordati all’eliminazione degli sprechi, alla rimodulazione dei servizi e delle prestazioni, mantenendo i livelli essenziali di assistenza in un’ottica di discontinuità rispetto all’attuale. Strumenti normativi che stabiliscano la obbligatorietà della individuazione di confronti permanenti (ai vari livelli nazionale, regionale e di singola Azienda Sanitaria), formate dalle componenti della Parte Pubblica e dalle OO.SS. firmatarie dei contratti della sanità, con il compito vincolante di:
a) verificare, preventivamente, la spesa sanitaria nazionale ed il riparto regionale;
b) individuare quanto si intende recuperare economicamente in un determinato anno on una lotta concertata sugli sprechi ed inefficenze e poi fissare dei precisi obiettivi di risparmio, proporzionali all’entità degli sprechi registrati ed individuati in ogni singola regione;
c) stabilire la parte delle economie, conseguite con risparmi sui costi di funzionamento, da destinare ai fondi contrattuali del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale e come investimento nella sanità.
Un programma ed obiettivi vasti che potrebbero essere concepite solo in termini di demagogia sindacale ed utopistiche volte a sviare il problema reale del taglio dei contratti pubblici nel triennio.
Non sono d’accordo con il suo scetticismo.
Io credo che non vi sia nulla di utopistico sulle nostre tesi. Occorre, soprattutto, che i partiti politici, il Governo in primis, decidano di rinunciare ad occupare la sanità.
I Direttori Generali devono avere la loro autonomia manageriale e non essere assoggettati a quel Presidente di regione o Assessore o parlamentare.
Che siano ben retribuiti nella gestione manageriale, ma se provocano deficit e disorganizzazione paghino di tasca propria gli effetti negativi.
Non è più concepibile che a fronte di oltre 300 mila euro annui di stipendio per i Direttori Generali e di 250 mila per i Direttori Sanitari ed Amministrativi vi siano buchi di gestione annuali di milioni di deficit scaricarti, poi, sui cittadini contribuenti.
Chi provoca il deficit lo paghi di tasca propria. Ed è questa l’unica possibilità reale di un sistema di relazioni sindacali che vada ad intervenire sugli sprechi e determinare maggiore efficienza con un recupero in premi di produttività di una percentuale di quanto risparmiato in termini gestionale e di investimento nella efficienza dei servizi. Una svolta epocale e non demagogica.
Se il Governo accettasse le vostre tesi rinuncereste al rinnovo dei contratti per il triennio?
La risposta positiva del governo alle nostre tesi ed emendamenti sarebbe un primo passo ma chiederemmo ai sacrifici richiesti ed in contemporanea col gennaio 2011, la modifica strutturale della fiscalità sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici.
Meno aliquota fiscale per il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni nel triennio 2010-2012. Una politica che sposti il fisco dal lavoro ai consumi.
E basta?
No. Bisogna incidere fortemente nei tagli agli sprechi iniziando dalla Pubblica Amministrazione sino ai costi vertiginosi della politica per recuperare risorse e rendere la manovra più equa e compatibile per tutti i cittadini.
Io credo che sia necessario abolire le Province, come negli stessi Comuni dimettere le svariate migliaia di società che gestiscono i servizi di competenza comunale con un taglio drastico di oltre 20 mila componenti di consiglio di amministrazione che, attualmente, percepiscono un compenso mensile di oltre 1.300 euro mensili a fronte di solo poche ore o giorni di presenza settimanale.
Un compenso notevolmente superiore alla retribuzione stipendiale del dipendente pubblico con 36 ore settimanali oltre ad attività di lavoro straordinario ed incentivante.
Ed ancora l’abbattimento dei costi della politica: dalle oltre 600 mila auto blu, ai tantissimi privilegi dei parlamentari ed amministratori pubblici regionali, provinciali e comunali.
Tutte risorse che possono liberare economie per il Paese eliminando le sacche di clientelismo e di inefficienza.
Nel merito del decreto legge della manovra, quali gli effetti reali per la sanità?
Dire che questa manovra non tocca la sanità è una falsità.
A pagare, in termini di assistenza, sicuramente saranno i pazienti poiché la manovra determina un taglio del finanziamento del Servizio Sanitario nazionale nel 2011 di 418 milioni di euro che passano a 1.132 nel 2012, oltre al blocco del turn over e alla decurtazione del 50% della spesa sostenuta per il personale a tempo determinato o con convenzioni o co.co.co rispetto a quella sostenuta nell’anno 2009.
Una norma che alimenterà la fuoriuscita di medici ed infermieri con rapporto di lavoro a tempo determinato o con rapporti di lavoro atipici e di consulenza, ingannando tutti quei dipendenti che speravano di fuoriuscire, finalmente, dal precariato nelle diverse Aziende Sanitarie.
A tutto ciò, si aggiungerà la mancata sostituzione per il blocco del turn over dell’80% dei dipendenti che andranno in pensione.
Nei prossimi 4 anni si stima una diminuzione di oltre 156 mila dipendenti con oltre 30 mila medici ed 80 mila infermieri con l’effetto stimato del taglio del 10% delle prestazioni mediche erogate ai cittadini.
Pochi medici ed infermieri determinerà, di fatto, scarsa assistenza ai cittadini con conseguenze disastrose sulla qualità e quantità dei servizi sanitari erogati.
Una manovra che sembra portare in sé la volontà di smantellare il servizio sanitario pubblico, a tutto vantaggio dei privati.
Tra l’altro é sparita la voce di spesa per l’ammodernamento delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
Cosa si appresta a fare la FIALS?
Intanto la Segreteria Generale sta valutando scrupolosamente il testo della manovra per i dovuti emendamenti in corso d’opera di conversione del decreto, oltre a considerare ulteriori forme di mobilitazione concordate, collegialmente, con la imminente riunione del Consiglio Nazionale e dei quadri dirigenziali territoriali.
Certamente non subiremo supini questa manovra.
La FIALS non cederà di un passo. Incalzeremo il Governo fino in fondo e fino a quando la manovra diverrà equa e solidale e i dipendenti pubblici saranno considerati nei loro diritti ed interessi retributivi.